La Giuria del Concorso “Storie per Parole Ostili”, promosso dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica, ha selezionato come secondo classificato il testo di Elia Baiocco della classe II ALSA del Liceo Opzione Scienze Applicate dell’Istituto “A. Meucci” di Castelfidardo (I.I.S. Laeng – Meucci). Risultato ottimo se si considerano i mille elaborati pervenuti da tutta Italia.
La finalità ultima del concorso è tutta racchiusa in queste poche righe: “Le nuove generazioni oggi vivono la loro vita tra offline e online e i social sono diventati luoghi virtuali dove si incontrano persone reali. Ma qual è il comportamento dei ragazzi quando sono online? Con chi condividono e come vivono lo spazio virtuale? Quale stile usano? Per aiutarli a promuovere l’utilizzo di linguaggi non ostili in Rete è nato il Manifesto della comunicazione non ostile.
Quest’anno il concorso per gli studenti vuole partire proprio da qui.
In che modo il Manifesto può diventare uno strumento scolastico?
Il Manifesto è uno strumento didattico utile in classe per affrontare i temi dell’ostilità in Rete e dell’educazione digitale. La nostra idea è di creare un percorso formativo interdisciplinare che unisca i tradizionali programmi ministeriali di tutte le scuole di ogni ordine e grado, al tema dell’ostilità e delle sue risoluzioni” (http://www.concorsoamiciuc.it/).
Questa è invece la motivazione della Giuria composta da docenti dell’Università Cattolica, esperti dell’Associazione Amici dell’Università Cattolica ed esponenti delle altre realtà promotrici:
“Il testo, d’ispirazione fantastica, ci è piaciuto per la sua creatività: tocca tematiche profonde riuscendo a strappare un sorriso. Elia ha scelto di utilizzare un linguaggio fresco e divertente, ma ha avuto la sensibilità e la capacità di offrire numerosi spunti di riflessione. Il tema principale è l’importanza delle parole, (in un mondo inventato ma non lontano dal nostro) dove queste hanno ormai perso significato, e dove i diritti invece che essere di tutti sono privilegio di pochi”.
a seguire il racconto dello studente premiato
L’IMPORTANZA DELLE PAROLE
C’era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a dire il vero, c’era molta più acqua che terra su quel pianeta. Sulla Terra non c’era più accordo fra gli uomini sui significati dei vari termini: per alcuni ricchezza significava avere diecimila miliardi, per altri voleva dire avere almeno una patata da mangiare.
Quanta confusione! Tanta confusione che un giorno il mago Linguaggio non ne poté più. Linguaggio era un mago potentissimo, che tanto tempo prima aveva inventato le parole e le aveva regalate agli uomini.
All’inizio c’era stato un po’ di trambusto, perché gli uomini non sapevano come usarle. Allora il mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso, cosicché le parole volessero dire sempre la stessa cosa, e per tutti.
Questo lavoro, di dare alle parole un significato preciso, era costato un bel po’ di fatica al mago Linguaggio. Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle “a capocchia”, decise di dare loro una lezione.
-Le parole sono importanti – amava dire – se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non si capisce più niente-.
Una notte, dunque, si mise a scombinare un po’ le cose, spostando una sillaba qui, una là, mescolando vocali e consonanti, anagrammando i nomi. Alla mattina, infatti, non ci si capiva più niente.
A tutti gli alberghi di una grande città aveva rubato la lettera G e la lettera H, ed erano diventati… alberi! Decine e decine di enormi alberi, con sopra letti e comodini e frigobar, e i clienti stupitissimi che per scendere dovevano usare le liane come Tarzan.
Alle macchine aveva rubato una N, facendole diventare macchie, e chi cercava la propria automobile trovava soltanto una grossa chiazza colorata parcheggiata in strada.
Alle torte invece aveva aggiunto una S, erano diventate tutte storte, e cadevano per terra prima che i bambini se le potessero mangiare. Erano talmente storte che non erano più buone nemmeno per essere tirate in faccia. Nelle scuole si era anche divertito ad anagrammare, al momento dell’appello, la parola presente, e se prima gli alunni erano tutti presenti, adesso erano tutti serpenti, e le maestre scappavano via terrorizzate.
Poi si era tolto uno sfizio personale: aveva eliminato del tutto la parola guerra, che aveva inventato per sbaglio, e non gli era mai piaciuta. Così un grande capo della terra, che in quel momento stava per dichiarare guerra, dovette interrompersi a metà della frase, e non se ne fece nulla.
Inoltre aveva trasformato i cannoni in cannoli, siciliani naturalmente, e chi stava combattendo si ritrovò tutto coperto di ricotta e canditi.
Andò avanti così per parecchi giorni, con le scarpe che diventavano carpe e nuotavano via, i mattoni che diventavano gattoni e le case si mettevano a miagolare, il pane che si trasformava in un cane e morsicava chi lo voleva mangiare.
Quanta confusione! Troppa confusione, e gli uomini non ne potevano più.
Mandarono quindi una delegazione dal mago Linguaggio, a chiedere che rimettesse a posto le parole, e con loro il mondo.
-E va bene- disse Linguaggio -ma solo ad una condizione: che cominciate ad usare le parole con il loro giusto significato. I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, altrimenti chiamateli privilegi. Uguaglianza deve significare davvero che tutti sono uguali e non che alcuni sono più uguali di altri. E per quanto riguarda la guerra…-
-Per quanto riguarda la guerra- lo interruppero gli uomini -ci abbiamo pensato… tienitela pure: è una parola di cui vogliamo fare a meno-.
ELIA BAIOCCO
classe II ALSA
Liceo Opzione Scienze Applicate
Istituto A. Meucci di Castelfidardo
I.I.S. Laeng – Meucci
Docente referente Prof.ssa Raffaella De Sanctis
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