D’Annunzio? Un “influencer” dei suoi tempi. L’impresa di Fiume? Argomento buono per un meme sui social. Il ‘900, il “secolo breve”, ci ha regalato un evento che visto a distanza ha una sua profonda complessità e tanti legami con il nostro presente, che sono stato messi in luce, in un evento che si è tenuto il 7 aprile, dal prof. Federico Carlo Simonelli, consulente storico della fondazione il Vittoriale degli italiani e docente di storia contemporanea all’Università di Urbino. Il professore è stato protagonista dell’incontro a distanza con le quinte del nostro Istituto, “D’annunzio e il mito di Fiume”, il secondo appuntamento, dopo la visita alla sinagoga di Ancona, di “Storia e storie del Novecento”, un percorso di approfondimento della storia del ‘900 ideato ed organizzato dalla prof.ssa Lorena Tricarico. Il docente ha messo in rilievo la posizione e il carattere di Fiume, città multietnica e porto fondamentale per i commerci, “utilizzata” da un gruppo di nazionalisti come simbolo delle ambizioni di egemonia italiana sulle coste dalmate dopo la Prima guerra mondiale, con il popolarissimo D’Annunzio “testimonial” e capo dell’impresa a cui nessuno, nemmeno il governo italiano, ebbe il coraggio di opporsi. Nelle domande dei ragazzi echi dell’attualità, con il parallelo tra i rapporti tra Italia e Juogoslavia e i territori contesi per via delle minoranze etniche e linguistiche e la situazione tra Russia e Ucraina e la difficile questione dei rapporti tra D’Annunzio e Mussolini, che trasportò nel fascismo i simboli ma anche lo stile di governo instaurato da D’Annunzio nei sedici mesi dell’occupazione di Fiume.
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